Bon Ton e cambio di stagione

Bon Ton e cambio di stagione

di Nicola Santini- esperto di etichetta e autore di NON LO FACCIO PIU’

L’arte del cambio armadi, tra lockdown e strategie smart

Dopo le pulizie di Pasqua, anticipate da molti quest’anno, siamo arrivati senza nemmeno accorgercene al momento del cambio armadi, attività che richiede tempo (che abbiamo), logiche (che non sempre abbiamo) e, perché no, stile (tutto da reinventare). 
Se da una parte inevitabilmente abbiamo fatto meno shopping negli ultimi tempi, dall’altra parte, almeno per me, una delle spinte creative che ha riempito parte delle mie giornate è stata anche la caccia all’abbinamento inedito, mettendo il vecchio col nuovo, decretando la fine di ciò che da troppo tempo non fa altro che creare ingiustificato assembramento tra l’idea di rientrare in taglie ormai archiviate (e la quarantena non so a voi ma non ha aiutato) e la speranza di un ritorno di moda fatto su acquisti del “must have”, sulla stagione a venire, che ancora dobbiamo scoprire quali saranno.
Il tutto può riservare sorprese, e ora che c’è tempo, tanto vale farlo bene.
I quesiti amletici sono duri, talvolta durissimi: cosa voglio tenere? Cosa riciclo? A chi potrei destinare quello che non mi piace o non mi entra più? Cosa ha bisogno di passare prima (o di nuovo) per la lavanderia? Cosa posso trasformare e attualizzare quando riapriranno le sarte? E poi ci sono ça va sans dire, i parenti scomodi: quelli che sai di avere, da cui non puoi separarti ma sai che non metterai mai. O mai più. E che non vogliamo regalare.
I ferri del mestiere: ometti in abbondanza, uno spazio per appoggiare i pezzi e gli accessori in entrata (il letto degli ospiti?) e, temporaneamente, quelli in uscita; un certo numero di contenitori per gli accessori, un panno umido per una passata veloce e un panno carta per rimuovere la polvere, già che ci siamo. E poi sacchi. Per forza.
Si può procedere con vari criteri che io immagino sempre come requisiti di un club e vi penso così:
Club cromatiche: amiche che archiviano tutto per colore e si ritrovano dall’abito per il cocktail in spiaggia al tailleur per il consiglio di amministrazione. Nulla in comune, solo il colore. Ma sanno dove cercarlo. 
Club centimetraie: amiche per cui le misure contano. Sistemano l’armadio per lunghezze. I tailleur con gonna corta in basso vicino alle camicie, ad esempio, gli abiti lunghi in alto insieme ai pantaloni a zampa e vita altissima (son tornati!) e lontano da tutto piegati perfettamente, in un ripiano i top, nell’altro le t-shirt.
Club grandi e piccoli eventi: amiche che archiviano e organizzano per situazione. Un’anta per il giorno, una per la sera, una per il lavoro, una per il tempo libero.
Veniamo ai cassetti che vorrei che fossero almeno 7 (non a caso le nonne avevano il settimino): uno per calze sportive, uno per collant, uno per i pigiami e le camicie da notte, uno per la biancheria intima, uno per le cinture, uno per sciarpe e foulard e uno per l’intimo più raffinato.
Infine i ripiani: e qua dove colori o materiali mettono d’accordi tutti, a seconda del livello di ossessione. Vi dico la mia? Io vado per collo: i v con i v, i giricolli con i girocolli, quelli con il colletto tipo polo con i loro simili. Ma c’è anche chi procede per colore, per consistenza o separando tinte unite da geometrie o fantasie.

L’importante è trovare spazio. Il tempo, a quanto pare, lo abbiamo trovato!

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